Arrivo All'Accedemia [30/04/2010]

[->Accademia delle Arti Magiche<-] ۶Pressi Entrata۶ (>Mascherato<)

{Prosegue con quella solita andatura, la stanchezza per il viaggio si stava facendo sentire mentre piano il sole e la brezza penetravano in quella carne, a consumarla. Nulla vien detto, mentre il cavallo scalpita, alla ricerca di cibo, che in quel momento mancava a entrambi, sebbene lui avesse più resistenza dell'equino. Reggeva il pugnale nella cinta, e lo regge ancora quando era partito, due giorni orsono dai giardini della Rocca, a passo lento si era diretto, per non appesantire il viaggio. Tira le redini del cavallo, dunque, accostandosi al lato destro, per poi compiere un leggero salto e cadere con entrambi i piedi a terra. Il crine bianco con sfumaure grige segue quei movimenti, lineari e quasi perfetti in fondo,di chi si sa muovere nell'ombra.. di chi.. ha ucciso per tutti quegli anni. Si guarda attorno, tenendo con le mani le redini del cavallo, mentre si avvia verso quello che appare un portone. O lo era. Un leggero sospiro mentre si osserva attorno, reggendo ancora le redini e lentamente si avvia, a passo lento, per comprendere dove era finito precisamente. Non dice nulla, mentre con la mano si sistema i capelli. Chissà quante stupide ragazzine ci potevano essere in quell'Accademia?.. venite in pasto al lupo.. gli vien da pensare, con un sorriso sadico sul volto, quella maschera, ancora a coprirlo.}

[Davanti al portone d'ingresso]

Un debole fuocherello volteggia nell'aria, lasciando leggere scie di fumo, che si dissipano pian piano nella brezza fresca. Sulle scale d'ingresso, una figura vestita di scuro scrive su un quaderno nero, piuttosto accigliata. Arier, immersa in profondi pensieri, non si rende conto del giovane e del cavallo che giungono da nord, finchè quest'ultimo non scende dalla cavalcatura. Alza allora lo sguardo e chiude il quaderno con uno scatto secco. Un lucchetto incantato, d'argento scintillante, rinchiude i segreti lì scritti, mentre la proprietaria scruta con malevolenza il nuovo arrivato. "Speriamo non scelga la mia materia, non voglio altri fastidi" pensa. Non si alza in piedi, come per dimostrare la sua superiorità di fronte alla figura che, nota all'improvviso, ha la pelle rosa e porta una maschera di cattivo gusto.

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{La nota, una figura nei pressi della porta e si avvicina verso questa. Gelido lo sguardo, come nota in quello della donna, mentre porta le mani sul pugnale, afferrando il manico. Di certo non un senso positivo in quei frangenti. Un uomo con una maschera di certo non era un segno positivo, e lui lo sapeva benissimo tanto che si avvicina, senza dire nulla. Se lei glielo permette, si ferma a un metro da lei, osservandola dall'alto verso il basso. Per un attimo rimane in silenzio, mentre osserva quella figura che di certo non era un Fas. Non ne aveva conosciuti molti, di quella specie da cui proveniva suo padre, ma di certo lei non lo era. La squadra, senza alcun pudore, nello sguardo, mangiandosela quasi con lo sguardo. Era fredda, lo vedeva dal modo in cui aveva chiudo il libro vedendolo.} -Cerco il reggente di questa scuola..- {Un sorriso amaro, sul volto.. quasi volesse giocare con lei} -Milady..- {Dice questo nome con acidità, serio. La maschera gli copre il volto, mentre la osserva, senza dire nulla. Ora attende, senza pazienza. MA in fondo non l'aveva mai avuta. Occhi gelidi la fissano, quasi strani.. certo lui non era un puro Fas. Ma questo nessuno ancora lo sapeva.}

[Scale d'ingresso]

Si era avvicinato. E ora la fissava con cattiveria. "Ma come si permette questo a guardarmi così in malo modo!!!" pensa con rabbia. La coda, che prima batteva ritmicamente sul marmo ora giace immobile, per lo sforzo di trattenere la lingua tagliente e i pensieri cattivi. Il fuocherello che volteggiava prima in aria, quasi con allegria, ora è fermo tra lei e il nuovo arrivato. Il nuovo arrivato dalla pelle rosa e dalla maschera di dubbio gusto. "Strano" pensa "E' il primo Fas che vedo che abbia pelle rosa... quasi quasi mi ricorda quei simpatici Pu...". Ma questo qui non ha proprio nulla di simpatico, anzi, ispira guerra e rabbia. Arier fa poi mente locale per ricordarsi dove dovrebbe essere il rettore, ma non lo sa. Non è nel suo ufficio questo è certo. Non c'è nessuna presenza che sprigioni calore in quella stanza. Perciò, alzandosi in piedi, non potendo più sopportare di quardarlo dal basso, risponde con freddezza [Buongiorno] Poi fa una pausa per far notare all'altro la sua maleducazione e non aver salutato come si deve. Poi continua [Non ho la più pallida idea di dove sia il rettore. Da qualche parte ad accogliere i giovincelli pieni di vita come lei, suppongo]. Con un sorrisetto pregno di cattiveria, si volta e si avvia verso il portone, noncurante, mentre il fuocherello si spegne lasciando solo un filo di fumo.

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{Ascolta le fredde parole della donna quasi come fossero solo melodia per le sue orecchie. Altro che il tono saccente e irritante di quel Rettore che non sapeva che altro fare se non accoglierlo tra la sua mischia. Ma in fondo gli sarebbe piaciuto a quell'uomo, di certo lei lo sapeva. Un leggero sospiro, mentre la guarda, con quella coda che sbatte sul marmo, coda perfetta forse. Mah, la gente è davvero strana a volte. Un leggero passo sfiora il terreno mentre si muove, andando a seguirla. Un passo che aumenta, non se la sarebbe fatta scappare, non quella donna. Infatti allunga la mano destra, muovendo un passo ancora più rapido, e a mezzo metro da lei tenta di afferrarle il polso destro, in modo da fermarla. Se non ci riesce, si limita a rimanerle dietro, i bianchi capelli che si muovono suadenti seguendo le sue movenze.} -Allora portatemi dal rettore, visto che credo siate una maga..- {Solo questo dice, mentre la guarda, con il suo metro e novanta netto, perfetto. Nessuna parola, mentre con la sinistra si sistema i capelli che come sempre vanno a incorniciare il volto, rosseo, strano per un fas. Il pugnale ancora nella cinta, non vedeva necessità di toglierlo e mostrarlo, non a una piccola zitella che non avendo mai conosciuto l'amore diventava solo acida. Ma avrebbe capito con il tempo che essere acide con lui non serviva affatto, anzi si sarebbe irritato maggiormente.. e non era cosa che giovava alla posizione della maghetta. Un leggero sospiro, mentre attende la sua risposta, come se volesse capire quello che stava succedendo, come se attendesse le sue parole. Se la mano destra avrà afferrato il polso della donna, ora stringe maggiormente come a voler far capire che non stava giocando, non lo aveva mai fatto quel reietto. Un attesa interminabile. Un attesa per un uomo che non ha pazienza, no con gli uomini ne con le donne. Sopratutto come lei.}

[Scalinata d'ingresso]

Appena percepisce quel movimento dietro di sé, Arier, con profondo disdegno e rabbia per quell’atto senza rispetto nei suoi confronti, senza voltarsi, tenta di evocare il fuoco, che subito si sprigiona dalla sua mano, sprizzando scintille nervose. Appena il ragazzo le sfiora il polso, di colpo lei si volta cercando di colpirlo in pieno volto con una fiammata piena di odio e orgoglio ferito.